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A Sassoferrato una donna, insieme alla figlia, in corso l’alluvione, è riuscita ad arrampicarsi sul tetto di casa per salvarsi la pelle. Da lì ha chiamato soccorso per il compagno rimasto intrappolato al livello sottostante, nello scantinato pieno di fango ed acqua. Gli ha salvato la vita.

E’ stato possibile mandare richieste di aiuto attraverso il suo smartphone protetto nel reggiseno. Senno ne ha avute da vendere, in un baleno, per fare la cosa migliore. Dalle parti del cuore arrivano sovente le dritte migliori.

 Giunti sul posto i carabinieri della compagnia di Fabriano, tosti come le pietre, altro che carta di pregio, hanno messo in piedi una catena umana per sottrarre l’uomo dall’annegamento.

Si è trattato di improvvisare: nessuna via ferrata da seguire, aggrappandosi a pioli o ganci come traccia. Non ci hanno pensato un attimo; del resto, sono ferrati a questi accadimenti.

Non sono donnette che stanno a sferruzzare sedute fuori l’uscio di casa chiacchierando dei fatti del giorno. Non c’è stato tempo pe commentare il pericolo in corso.

A volte darsi una mano porta giovamento, stringendo un patto di ferro, proprio di quando le parole non intralciano. Mi sa proprio che il fiume Misa, nella circostanza, è esondato di rabbia. Ci sono nodi di uomini contro cui la natura dovrà sempre arrendersi.