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I giornali non si fanno rubare il mestiere da qualche fotografia. Un titolo ben messo ti fa vendere quanto non si immagini. Così è stato riportato che in una piazza di Roma la situazione è diventata insostenibile, perché popolata da un esercito di “sbandati”, facilmente riconducibili a schiere di drogati o di ubriachi.

A Piazza Vittorio gli abitanti non sanno più a che santo appellarsi; ingaggiata la battaglia, sentono aria di sconfitta. Difficile dargli torto. Le forze dell’ordine reggono finché possono, poi maiora premunt. Gli sbandati sono ultimi anche tra i crimini.

In genere “sbandati” sono quelli che d’improvviso infrangono le loro abitudini per fare qualcosa di insolito. Per salvezza, ci si affida all’effetto boomerang. Prima o poi rinsaviscono e tornano nei ranghi.

A conferma, la “sbandata”, è un momento di inciampo, immediatamente seguito da una posizione di nuovo equilibrio. E’ implicito che ci si riprenda subito da quel tempo di confusione di passi e di pensiero.

Qualche volta si sbanda per amore, i più pratici sanno per certo che la causa sia da ricondurre, fuor di dubbio, ad una donna di malaffare. Di solito ci si rimette un capitale ma la pelle è salva, tranne la felicità.

Non si hanno notizie di sbandate positive. Talvolta, quando si guida un’auto in gara, si usa la manovra della sbandata controllata. Se non riesce, si rischia di brutto e ci si rimette il collo.

A Piazza Vittorio c’è un fenomeno insolito. Gli “sbandati” sono permanenti. Non tornano indietro sui loro passi. Sono per lo più cani sciolti, senza una banda di appartenenza e non hanno un sogno da sbandierare.

Sono tutti figli di una dea sbendata che procede con occhi sgranati, attenta ad evitarli per evitare di sporcare il lindore della sua veste.

Non hanno smalto lucente che accechi di buono il prossimo che incontrano. Semmai andrebbero smaltiti, in qualche modo tolti di mezzo, ma non è facile. Sono scarniti di vita, eppure incredibilmente resistenti, stentano ad essere teschi in tempo giusto.

Da tutti respinti e rifiutati, sono rifiuti che producono rifiuti. Un ciclo difficile da spezzare. Sono scarti, ma non di quando si apre un pacco regalo, rompendo una confezione perfettamente apparecchiata. Sono lo scarto studiato, la carta di cui prontamente liberarsi per non perdere al gioco.

Ogni casa ha un angolo nascosto dove riporre roba vecchia, spesso in disordine, che non si ha ancora il coraggio di buttare ma che è lì, sul punto, per andare al macero. Occorrerebbe solo un po’ di coraggio. Finché nessuno la vede, quella roba non corre pericolo. Poi un giorno si vedrà.

A Piazza Vittorio gli sbandati sono sfrontati, stanno alla luce del sole mangiandone a chi se la passa meglio.

Siamo in una nuova era. Si parla di recupero e di riciclo. Qualcosa accadrà anche per gli uomini. L’economia saprà come fare.