Si parla ad ogni angolo piè sospinto del caro bollette. Strano modo di dire. Caro riconduce a qualcosa di ricercato, ricco di valore per chi la possiede. Il rapporto oggi si inverte ed è questo caro viene a cercarti anche se vorresti sbarrargli la porta.
Si accompagna alla bolletta un elenco di voci per dirti che c’è da pagare. In Italia sono quasi 5 milioni quelli che non riescono a farvi fronte.
Non a caso si dice di stare in bolletta quando non si ha un centesimo in tasca. Si è così bollati di infamia quando si versa in questa condizione. Ti senti completamente bollito, incapace di poter provvedere a qualsivoglia necessità.
Neanche la possibilità di dire di essere alla canna del gas: con quello che costa occorre trovare un modo meno dispendioso di togliersi di mezzo.
Vorresti soltanto chiuderti in una bolla, sollevarti da terra, senza sentire più nessuno che ti insegua, intimando di pagare. Se comunque ti raggiungessero, vorresti prenderli a calci con le scarpe armate, con sotto le robuste bullette acciaiuole, attaccate un tempo alla suola perché durassero più a lungo.
C’è miseria: la radice “mi” ti anticipa che tira aria di distruzione, che la situazione è seria e si è caduti nel bisogno. E’ una miseria senza un cuore che la sostenga. Nessuna a darti corda per salvarti, tirando fuori dai guai.
Misery non deve morire” è il titolo di un film che non ha insegnato abbastanza.
“Me misero, me tapino” era il ritornello delle lamentele di Zio Paperone ogni volta che sentiva pregiudicate le sue fortune. Ai miserabili d’oggi l’invenzione di un nuovo vocabolario.
Solo per i maschi una speranza: per Boccaccio la legge ” solamente le donne tapinelle costrigne”.