Tutto è ormai questione di mercato. Ovunque e comunque vale la legge della domanda e della offerta. C’è una merce in bella mostra con attaccato un prezzo che regge finché non scade il tempo della bellezza e d’improvviso va al macero perché non è ammessa abbia un filo di rughe, quando pur avrebbe ancora da dire.
Nella terra si coltivano ortaggi, cereali e quant’altro di più, ed anche vi si seppelliscono i morti. Per i primi c’è una stagione di rispetto, per i secondi ogni giorno è quello buono.
Il grano ha bisogno di spazio per dare colore a distese di acri ed acre è il puzzo del banco vendita aperto no limits. Nelle difficoltà bisogna scegliere per il meglio e dare respiro alle spighe perché non si intralcino. Alla malora altri ingombri! La guerra ribalta campi e posizioni.
A quei morti, invece, per compenso, il privilegio di una novità. Covoni di carne, stesi in un supermercato, chissà a godere del fresco dei banchi, hanno ai piedi un cartellino con sopra un numero. Non si tratta del costo alla cassa. Di casse non ve ne sono. Ora si è moderni: c’è risparmio di imballaggi.
Occorre sbrigarsi. Potrebbero deperirsi, diventare irriconoscibili, inutili per le preghiere smarrite, alla ricerca di approdi confusi.
Perdessero di valore, sarebbe un cattivo affare. Gran brutta cosa una morte senza profitti. Lì dove le lacrime non sanno dove cadere.
Tra poco sarà lavoro di mietitura e di vacanze. La guerra batterà la fiacca.